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Data: 06/01/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Autostrade, M5S attacca: Iv non fermerà la revoca La linea dura sui morosi. Grillini contro l’ex premier: lui e Salvini sulle concessioni non l’avranno mai vinta

ROMA L'intervista di Matteo Renzi al Messaggero nella quale il leader di Italia Viva apre ufficialmente un nuovo fronte nel governo, quello del no alla revoca della concessione ad Autostrade, non è piaciuta ai 5Stelle. «Punire chi ha sbagliato sul Morandi è sacrosanto. Fare leggi improvvisate che privano il Paese di credibilità e fanno fuggire gli investitori internazionali invece è un assurdo», è la tesi di Renzi. Ma il M5S (e il Pd, seppur con toni molto diversi) la pensano in maniera diversa.
«Pensate davvero che ci fermeremo nella revoca delle concessioni autostradali ai Benetton solo perché Matteo Renzi e Matteo Salvini (i gemelli della politica) si oppongono? Questa è e sarà la nostra priorità, se ne facciano una ragione e trovino altri finanziatori», è la secca replica di Manlio Di Stefano. Che, non a caso, mette sullo stesso piano Salvini e Renzi, forse gli avversari principali del Movimento dopo il suo ultimissimo restyling filo-governo. Lo scontro però rischia di avere serie conseguenze al momento del voto in Aula sul Milleproroghe e in particolare della norma che, di fatto, agevola il governo nel caso in cui optasse per la revoca della concessione.
I NODI AL PETTINE Il nodo emergerà nei prossimi giorni quando sarà rivelato l'esito dell'istruttoria su Autostrade. È dall'istruttoria, un pò come accade sulla Tav, che Conte fa dipendere la sua decisione. Ma la linea del premier resta molto vicina a quella del M5S: non fare sconti a nessun responsabile delle vittime del Morandi. Il dossier Autostrade s'incrocia con quello giustizia. L'impressione, però, è che Pd e M5S possano trovare un punto di caduta, così come sull'Autonomia. Certo, sulla prescrizione le parti restano distanti ma la volontà comune è una: andare avanti con il governo e con la legislatura. Anche per questo il premier opterà per un percorso prudente nel confronto per la definizione dell'agenda. È probabile il vertice previsto per domani slitti e che Conte veda prima singolarmente ciascuna forza della maggioranza e poi, plausibilmente dopo le Regionali, tiri le fila.
Intanto sul fronte interno dei 5Stelle quella di ieri è stata una domenica di sostanziale silenzio e di inusuale assenza di scontri via social. Eppure mancano poche ore alla «tagliola» che potrebbe scattare sui ritardatari sui rimborsi.
Nella riunione prevista per domani i tre probiviri (Fabiana Dadone, Jacopo Berti e Raffaela Andreola), i capigruppo e, probabilmente, il capo politico Luigi Di Maio faranno il punto finale su chi non ha ancora saldato i suoi «debiti». E la linea sui morosi si preannuncia durissima, in scia con l'inizio anno inaugurato dal capo politico nel segno della disciplina.
Non ci sarà tuttavia un diretto legame tra ritardi nei rimborsi ed espulsioni. Ad essere valutato dai probiviri sarà l'entità di questi ritardi, anche perché alcuni di questi corrispondono a vere e proprie dichiarazioni di intento in cui più di un parlamentare ha annunciato che non verserà un soldo. Già, perché ad essere finito nel mirino della fronda sulle rendicontazioni è il sistema inaugurato con la seconda legislatura: i rimborsi vanno a finire in un conto privato, intestato al Comitato per le rendicontazioni e i rimborsi, creato ad hoc.
Ed è contro questo «conto» che è scattata la ribellione, con un obiettivo: i rimborsi scatteranno solo se sarà chiara la loro destinazione.
Il nodo rimborsi sarà portato a Di Maio nell'assemblea plenaria prevista la sera del 9 gennaio e non più mercoledì otto, in quanto il leader M5S sarà in visita in Egitto.


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