Data: 22/02/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Autostrade, l'ostacolo del rating nella trattativa con il governo
IL DIALOGO ROMA L'apertura del premier, Giuseppe Conte, fa ben sperare. Atlantia potrebbe ritoccare la sua proposta per scongiurare la revoca della concessione e convincere il governo a firmare un accordo. Anche la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha ribadito ieri la rotta possibile: «Se ci saranno, da parte di Aspi, idee e proposte il governo è disponibile a valutarle». Sulla strada dell'accordo c'è però un ostacolo non di poco conto. Il gruppo Aspi (e a monte anche Atlantia), non è più un gruppo bancabile per il mercato. La prospettiva di revoca della concessione ha spinto infatti il gruppo tra quelli ad alto rischio, con margini e ricavi ormai incerti, tanto da endere quasi impossibile accesso al settore bancario. Anzi. si rischia perfino che le banche bussino alla porta per i 10,6 miliardi di debito già iscritto in bilancio. Lo sanno bene le agenzie di rating che hanno classificato i bond del gruppo tra i titoli spazzatura. Con l'approvazione del Milleproroghe, ha scritto S&P, «è notevolmente aumentato il rischio di tensioni di liquidità». per Atlantia e Aspi. Dunque, si chiedono più investimenti ad Aspi, mentre per effetto del Milleproroghe si taglia da 23 a 7 miliardi l'eventuale indennizzo in caso di revoca (garanzia per creditori e mercato) e si riduce il ritorno delle tariffe. Ma come fa Autostrade a bussare alle banche per i nuovi investimenti, fanno notare da più parti gli analisti? LA POSTA IN GIOCO Le posizioni sul tavolo della trattativa sono ancora distanti. Il governo chiede di mettere sul tavolo circa 4 miliardi, tra riduzione delle tariffe, una maggiore dose di investimenti (il cuore della maxi multa ipotizzata) e le agevolazioni per Genova. Atlantia-Aspi offre invece meno della metà. Anche perché come ha ricordato l'ad di Atlantia, Carlo Bertazzo, sul piatto ci sono già 14 miliardi di investimenti del piano di ammodernamento di Aspi. È una questione di equilibrio finanziario» per Bertazzo che non a caso ha sottolineato come «le tariffe discendono dall'esigenza di bancabilità degli investimenti». Non sarà facile, dunque, trovare una strada percorribile che eviti la revoca, dando nello stesso tempo il giusto peso alle importanti inadempienze di Aspi, senza scontrarsi con il merito di credito di Atlantia-Aspi. Il gruppo controllato dalla famiglia Benetton aspetta la governo la risposta alla sua proposta. Conte dice di aspettare una mossa accettabile da Aspi. Ma ora dovrà tenere conto anche dell'avvertimento dell'Avvocatura dello Stato appena arrivato: c'è il rischio di uno stop della Corte di giustizia Ue in caso di revoca. E non sarà facile nemmeno sostenere, a fronte della richiesta di taglio delle tariffe, che Aspi chiede più dei suoi concorrenti: i 7,45 centesimi per chilometro chiesti sono meno degli 8,73 centesimi delle società francesi, gli 8,37 applicati da Brisa in Portogallo e dei 12,13 di Acesa in Sapgna. Anche il confronto sui margini dice che il gruppo italiano è in linea con quelli Ue: nel 2017 il 62,4% di Aspi era in linea con il 63-67% delle società francesi, il 66,4% di brisa e meno dell'87% di Acesa. |
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