ROMA Niente revoca della concessione, niente strappi, ma Atlantia deve fare uno sforzo maggiore se vuole chiudere la trattativa con il governo. E' questo il senso del vertice, l'ennesimo, a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, e la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli. Bocche cucite al termine dell'incontro e consegna del silenzio, ma dal tavolo sarebbe sparita l'opzione più dura, quella della revoca appunto della concessione autostradale sugli oltre 3 mila chilometri di rete.
IL TRATTO LIGURE Per la verità tra le ipotesi sarebbe rispuntata, gradita ai 5Stelle, almeno quella della revoca parziale, ovvero del solo tratto ligure. Un modo per dare un segnale alla base e all'ala massimalista. Da Palazzo Chigi filtra comunque un cauto ottimismo e c'è perfino chi giura che l'accordo sia davvero ad un passo. Del resto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha spinto forte sull'acceleratore per arrivare a una intesa ragionevole. Gli investimenti per oltre 7 miliardi messi in campo da Aspi, quelli per la manutenzione e il cambio di dna dell'azienda, che ha aperto all'ingresso di nuovi soci, hanno avuto un peso importante nel dossier finito sul tavolo del premier. Anche perché, al di là dei tatticismi, all'attenzione di Conte c'è da mesi il rapporto dell'Avvocatura di Stato che mette in evidenza i rischi di un contenzioso legale. Una battaglia dagli esiti incerti e che, con l'arrivo delle sentenze della Corte Costituzionale sul decreto Genova e sul Milleproroghe, rispettivamente a luglio e dopo l'estate, avrebbero effetti devastanti sui conti pubblici. C'è il rischio infatti che i giudici dichiarino incostituzionali i due provvedimenti. Meglio insomma, ragionano a Palazzo Chigi, ridurre al minimo le incertezze e trovare un accordo, un compromesso, negoziando a fondo su due fronti. Il primo, ben noto ad Autostrade, è quello delle tariffe. Il governo vuole dare un segnale preciso, portando a casa una riduzione strutturale. Un meccanismo, quello tra l'altro già previsto dall'Art, che limiti gli extra profitti, senza compromettere però l'equilibrio gestionale della concessionaria. Anche perchè l'esecutivo insiste per entrare, attraverso una società controllata dal Tesoro, nell'azionariato di Aspi e non intende investire in un gruppo non in grado di produrre utili.
Il governo avrebbe fissato dei paletti, dei requisiti minimi per giungere all'intesa, consapevole che, dopo 2 anni, la partita va chiusa. Solo se l'azienda respingerà l'offerta, che al momento è ancora top secret, si deciderà di andare allo scontro. Abbiamo posto delle «condizioni al di sotto delle quali rimane irricevibile qualsiasi proposta di controparte e diventa automatica la revoca», si spiega. Fissato quindi un perimetro circoscritto per poter proseguire il dialogo.
Si tratta tuttavia di una posizione che rischia di creare malumori nei 5 Stelle, assenti nella riunione a Palazzo Chigi: non c'erano infatti al tavolo ministri grillini. «Io non immagino un futuro in cui ridare a Benetton le Autostrade», ha ribadito, ospite di Porta a Porta, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Aspi e Atlantia aspettano le proposte concrete. Intanto hanno inviato al Mit una lettera: tre miliardi in tutto, divisi tra 1,5 miliardi per il calo delle tariffe e ulteriori investimenti, 700 milioni per ulteriori manutenzioni e 800 milioni (prima erano 700) per Genova.