Data: 28/12/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
|||||||||||
|
|||||||||||
Autostrade, banche e fisco Di Maio incalza il premier: «Vertice a inizio gennaio. Primo passo: tagliare le tasse alle imprese «E ora revochiamo la concessione ad Aspi». La società pronta al muro contro muro ma sospende l'aumento dei pedaggi
ROMA Autostrade, banche e taglio delle tasse. Tre mosse per uscire dall'angolo. E rilanciare così l'azione di governo, cercando di tenere lontani i problemi e i travagli del M5S. Luigi Di Maio pensa all'inizio del 2020. Non solo: nei suoi colloqui di queste ore con i ministri pentastellati annuncia che è pronto a chiedere al premier Conte di «spingere sul pedale del gas» per mandare più veloce l'esecutivo giallorosso.
La società pronta al muro contro muro ma sospende l'aumento dei pedaggi
ROMA Il muro contro muro sulle concessioni autostradali diventa sempre più alto e possente. Eppure non manca qualche segnale di buona volontà: come la decisione, presa ieri sera da Aspi al termine di un incontro al Ministero dei Trasporti, di prorogare anche nel 2020 la sospensione, già attuata nel 2019, dell'aumento dello 0,81% dei pedaggi autostradali su tutta la rete. Una decisione volontaria comunicano Autostrade e il Mit, senza la quale dal prossimo primo gennaio le tariffe sarebbero automaticamente scattate verso l'alto (l'incremento tariffario era già stato approvato). Uno stop agli aumenti che va ad aggiungersi a quello previsto dal Milleproroghe per le nuove tariffe del 2020. Certo è solo un ramoscello d'ulivo. Soprattutto nei confronti dell'utenza che con il maltempo e i lavori in corso in molti tratti stradali sta subendo gravi disagi. Comunque un segnale. Per il resto, se le cose durante l'iter parlamentare del decreto legge, non dovessero cambiare, la società resta ferma nell'intenzione, già comunicata al governo con lettera del 22 dicembre scorso, di chiedere la risoluzione della Convenzione unica in base all'articolo 9 bis comma 4 della stessa convenzione e l'applicazione degli indennizzi dovuti. Ovvero, checché ne dica Di Maio, circa 23 miliardi di euro. Una cifra monstre che metterebbe lo Stato in ginocchio. Gli avvocati esperti di diritto amministrativo Marco Annoni e Luisa Torchia che difendono gli interessi dell'azienda, non hanno dubbi che le clausole previste dalla Convenzione siano valide in tutte le loro parti. Anche quelle relative agli indennizzi in caso di revoca. LE CLAUSO LELa Convenzione prevede che il calcolo sia fatto sul valore attualizzato dei flussi di cassa operativi e sul valore residuo a fine concessione (meno 10% se decadenza e salvo maggior danno). Secondo le stime di Mediobanca e di JpMorgan si arriva appunto a una cifra compresa tra 23,5 e 25 miliardi. Un sistema di calcolo che è comune ad altre società (Terna ed Enel distribuzione, ad esempio) ma anche - come dimostra uno studio della società di analisi Brattle - anche a ben 21 concessionarie in Francia, Spagna e Portogallo. Tra l'altro, a differenza di quanto affermato da Di Maio, il voluminoso report sul settore della Corte dei Conti, in nessuna parte parla di nullità di quelle clausole, pur bacchettando l'amministrazione pubblica per averle accordate troppo generosamente. La norma inserita nel Milleproroghe che Aspi contesta, oltre al passaggio automatico e senza gara delle concessioni ad Anas in caso di revoca, calcola l'indennizzo parametrandolo al «valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in cui l'opera non abbia superato ancora la fase di collaudo, i costi effettivamente sostenuti dal concessionario» (art.176, comma 4, lettera a del decreto legislativo 18 aprile 2016 n.50). In soldoni, nel caso di Aspi e stando all'ultimo bilancio, l'indennizzo scenderebbe da 23 miliardi a circa 8 miliardi. Ci sarà da discutere anche su eventuali proposte di tagli alla remunerazione del capitale delle concessionarie. Sempre il report della Corte dei Conti sottolinea che è «notevole» (oltre il 7%) e punta il dito contro una ripartizione dei profitti dei pedaggi troppo sbilanciata a favore delle concessionarie rispetto allo Stato, tant'è che nel 2017 (ultimo anno di riferimento del report) su circa 6 miliardi di ricavi netti dai pedaggi complessivi, allo Stato sono andati solo 862 milioni. La Commissione europea la pensa però diversamente: ad aprile 2018 stabilì che il meccanismo di remunerazione e adeguamento tariffario previsto dalla concessione di Autostrade per lItalia era «ragionevole ed equilibrato». Download 28 DICEMBRE 2019 - il messaggero.pdf |
|||||||||||
www.filtabruzzomolise.it ~ cgil@filtabruzzomolise.it |