Il Comune di Teramo prende carta e penna e indirizza una lettera alla società Strada dei parchi. Oggetto: «Ripristinare al più presto un viadotto di sua competenza che insiste nella prima periferia della città, un vulnus sotto il profilo della sicurezza». L'opera infrastrutturale in questione, sito in un importante snodo autostradale nei pressi di Cartecchio, da tempo mostra un'ampia ferita lungo le pile: grate di ferro ossidate fanno bella mostra sui lati mettendo in risalto il cemento armato deteriorato.
«Ci è stata fatta la segnalazione da un cittadino circa l'ammaloramento delle pile della rampa di uscita della Teramo mare, direzione capoluogo - spiega l'assessore comunale e vice sindaco, Giovanni Cavallari -. Abbiamo scattato subito delle foto, allegandole alla lettera che ho fatto spedire in qualità di assessorato alla Protezione civile a Strada dei Parchi affinché intervenga nel più breve tempo possibile. Del resto questo tipo di problematica è ricorrente nell'A24 e A25 come è ben noto ma questa situazione merita un'attenzione particolare perché una rampa di uscita dalla nostra città, soggetta a mole di traffico importante, tecnicamente rappresenta un vulnus sotto il profilo della sicurezza».
LA GRATA Ciò che preoccupa Cavallari è quella «grata metallica che sotto le intemperie, soprattutto della brutta stagione, si sta carbonizzando e perde di efficienza». «Un'attività da parte del gestore dell'autostrada potrebbe rappresentare una garanzia, cosi come stanno facendo in tanti altri posti dove è stato segnalato in passato e dove appunto Strada dei parchi sta intervenendo».
Su questi tipi di opere l'Ordine degli ingegneri di Teramo fa intendere che il problema è rappresentato anche dai carichi pesanti che nel tempo sono aumentati e dall'acqua piovana (acidula) che si deposita sui pulvini e comincia a disgregare il copriferro.
Cavallari aggiunge che il suo compito è quello di «monitorare la situazione cercando di interloquire presto con la società, cercando si accelerare al massimo l'iter». Quello che salta agli occhi è che «viadotti e ponti nel nostro territorio risalgono ad un'epoca datata, tutti meriterebbero lavori di risanamento. Certo sono cose che vanno fatte con il giusto criterio e soprattutto con una altrettanto valida programmazione che presuppone risorse».
Difatti sul territorio è mancata soprattutto una manutenzione costante visto che le infrastrutture risalgono prevalentemente agli anni '50 e '60 ed anche più in là: oltretutto con il freddo ed il gelo, veri e propri agenti corrosivi, le opere mostrano sempre più crepe e deterioramenti dovuti a stress ricevuti nel corso del tempo.
Ma un altro problema che si presenta sui ponti viene segnalato dall'ingegnere Alfonso Marcozzi. Quello «delle travi di impalcatura, quelle appoggiate in prossimità dei pulvini di appoggio». In buona sostanza lo stesso problema che ebbe il ponte di Cartecchio: «Sarebbe opportuno verificare le condizioni di tali strutture, molto più dei pilastri, che non sono soggetti a rotture fragili, come appunto nel caso delle travi».