ROMA La decisione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Il dossier del Mit su Autostrade è infatti pronto, così come i rilevi del Tesoro e quelli dell'Avvocatura dello Stato. Ma i nuovi equilibri nella maggioranza, con la debacle dei Cinquestelle dopo il voto in Emilia Romagna, hanno di fatto allontanato o quanto meno sfumato la minaccia di una revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia. Uno scenario, anticipato ieri dal Messaggero, su cui scommette la Borsa, dove il titolo della holding Atlantia, che controlla Aspi, è arrivato a guadagnare oltre il 6%, recuperando oltre un miliardo di capitalizzazione. I mercati puntano sull'ala moderata dell'esecutivo, il Pd, che non è mai stato favorevole ad uno strappo.
IL PERCORSO Il governo non ha comunque nessuna intenzione di fare sconti. E Conte continua a ripeterlo in tutte le sedi, anche per coprirsi dai grillini che, seppur sconfitti e ridimensionati dalla tornata elettorale, non hanno allentato la pressione. Ma, al di là dei tatticismi, sembra evidente che l'avvio di un tavolo con Atlantia sia una delle opzioni più probabili. Se non altro per andare a vedere i margini di manovra e verificare sul campo le aperture della società di queste ultime settimane. Sul piatto del negoziato non c'è infatti solo la rimodulazione dei pedaggi - che il Mit vuole ridurre del 5% - e gli ulteriori investimenti in manutenzione e controlli. Ma anche la possibile apertura del capitale di Aspi e Atlantia a nuovi soci, pubblici e privati. Con Cdp che sembra molto interessata all'operazione.
Proprio il mantenimento della concessione sarebbe la condizione per aprire una nuova stagione. Con la possibilità di cedere fino al 49,9% anche delle controllate Telepass e Adr. Un confronto complesso, su più aspetti, che per ora non è partito ufficialmente, mentre quello tecnico continua e non si è mai fermato. Proprio ieri Aspi ha presentato al Ministero dei trasporti un piano d'emergenza per il viadotto Cerrano sulla A14.
I TEMPI La questione va comunque sciolta in tempi rapidi. Il decreto Milleproroghe, che contiene la norma che riduce l'indennizzo in caso di revoca (da 23 a 7 miliardi) e prevede il passaggio temporaneo della concessione ad Anas, va infatti convertito a fine febbraio. Un provvedimento che Atlantia contesta duramente e contro il quale, se non vi saranno modifiche, è pronta ad usare l'arma della risoluzione di diritto della concessione, proprio in base all'articolo 9bis della Convenzione unica. Dal Mit trapela che la chiave di volta resta la riduzione dei pedaggi strutturale, una rimodulazione soft, sostenibile sotto il profilo finanziario ma evidente. Una sorta di risarcimento dopo il crollo del Ponte Morandi. Tra le ipotesi alternative alla revoca, la meno probabile resta invece la maxi multa, mentre rimane in campo la revoca della sola tratta ligure. Gli shera sono al lavoro, ma la partita è tutta politica, con Conte che farà da ago della bilancia. Il vice ministro M5s delle infrastrutture Cancelleri insiste per la revoca anche se spiega che «può anche non accadere». Matteo Renzi ribadisce la sua contrarietà, definendo una «sonora follia» andare allo scontro.