Oltre quattromila corse perse al giorno, incassi in picchiata e un servizio che, già prima dell'emergenza coronavirus, presentava un segno negativo rispetto al passato. Se non bastasse, un autobus su quattro come esce dal deposito per entrare in servizio, tempo un'ora al massimo due deve rientrare alla casa madre per problemi di manutenzione. Se il 2020 per l'Atac doveva essere l'anno della risalita, con vetture nuove e più chilometri percorsi, per raggiungere gli obiettivi fissati dal concordato, la realtà del trasporto pubblico romano presenta una situazione diametralmente opposta. E se il lockdown ha dato la mazzata definitiva, con i crollo dei passeggeri e la riduzione dell'orario di servizio, il piano di rilancio dell'azienda di via Prenestina ha iniziato ben prima a mostrare preoccupanti scricchiolii, che tengono la municipalizzata ben lontana dai target stabiliti dal Tribunale, un anno fa, per gestire il maxidebito da 1,4 miliardi di euro ed evitare il fallimento. Entro il 25 giugno devono essere pagati ai creditori circa 110 milioni, ma ne sono disponibili soltanto 75. Tanto che già si parla di un nuovo accordo con i giudici, per allungare i tempi di rientro dal debito, visto l'impatto negativo del Covid sui conti.
I CHILOMETRI Sugli obiettivi del piano attuale, Atac è indietro già sul servizio erogato: 93 milioni di chilometri a fronte dei 101 previsti dal concordato. È il computo finale del 2019, che per quanto riguarda gli autobus avrebbe dovuto segnare un incremento del 10 per cento rispetto all'anno precedente, vede invece un calo dell'1 per cento dal 2018. Secondo l'ultimo report dell'Agenzia di controllo della qualità dei servizi pubblici di Roma Capitale, le corse soppresse nel trasporto di superficie gestito da Atac sono state più di 1 milione 650 mila in un anno (oltre 4.380 perse in media al giorno).
I CONTI L'emergenza Covid, con il conseguente crollo del numero dei passeggeri sui mezzi pubblici, costerà ad Atac in termini di mancata bigliettazione 200 milioni di euro per tutto il 2020. Un dato che tiene conto anche dell'azzeramento (o quasi) del turismo nella Città eterna. Un calo del 90 per cento dei visitatori totali dell'anno, verosimile vista la situazione attuale, sottrarrebbe una ventina di milioni al conto finale.
Questo il caos finanziario e gestionale. Poi ci sono i problemi di natura più operativa, giornaliera e che riguarda il servizio offerto all'utenza: di fatto un mezzo su quattro è fuori uso. Spiega Claudio De Francesco, leader del Faisa Sicel: «L'azienda mette in strada circa 1.300 mezzi di superficie ogni giorni. Ma di questi circa 3-400 sono talmente vecchi che dopo un'ora al massimo due sono costretti a tornare in deposito perché si rompe qualcosa. Nell'ultimo periodo, poi, Atac ha rimesso in circolazione anche i vecchi Cursor, autobus usciti fuori produzione nel 2008: con l'estate sempre più prossima, quando salirà la temperatura, rischiamo di avere altri mezzi che si fermeranno bruciando la testata perché non reggono gli impianti di climatizzazioni». Se non bastasse, aggiunge De Francesco, «è ferma la settantina di filobus della flotta di Atac. Sono tutti parcheggiati al deposito di Tor Pagnatta. Al di là che vanno a gasolio, non si trovano neppure più i pezzi di ricambio per rimetterli in movimento».