Data: 16/01/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Atac, più soldi per il personale che per i bus. E in strada vanno mezzi vecchi e inquinanti. Beffa a Roma, con i blocchi aumentano i livelli di smog E i vigili girano su auto diesel
Roma si trova sempre più stretta in politiche restrittive del traffico. Il blocco delle automobili Diesel Euro 6 è stata l'ultima decisione molto discussa e discutibile da parte dell'Amministrazione Comunale.
La città rimane paralizzata da queste politiche mentre non vengono risolti i problemi reali del traffico e dell'inquinamento. Ma come è possibile riuscire ad affrontare in maniera seria queste due problematiche importanti? In primo luogo è necessaria una gestione efficiente del trasporto pubblico locale che invece con Atac continua a costare centinaia di milioni di euro l'anno in sussidi, senza avere servizi all'altezza. E proprio con Atac è possibile riscontrare il primo controsenso relativo al Comune di Roma. Mentre si bloccano le auto diesel euro 6 (poco inquinanti), la flotta della compagnia controllata dal Comune continua a fare circolare dei mezzi molto vecchi. La flotta degli autobus è molto vecchia a causa di politiche aziendali che sono andate nella direzione di elevati costi operativi (le spese per il personale sono pari al 57,7 per cento dei costi totali) e bassi investimenti. L'età media della flotta degli autobus è vicina ai 12 anni e circa il 73 per cento dei mezzi sono diesel. Il dato più interessante e forse tragico è che buona parte di questi mezzi, più del 50 per cento sono Euro 3, vale a dire i più vecchi ed inquinanti. Dal 2015 al 2018, ultimo dato disponibile, l'età media degli autobus è aumentata di circa il 15 per cento, dimostrando che non vi è stato una grande capacità nel rinnovo della flotta da parte dell'azienda controllata dal Comune di Roma. LE CONTRADDIZIONI Se da una parte il Comune impone ai propri cittadini di non potersi muovere anche con automobili diesel euro 6, permette però di fare circolare autobus diesel euro 3. In realtà il problema del trasporto pubblico locale a Roma e dell'incapacità di risolvere i problemi di traffico sono più generalizzati. Fintanto che il trasporto pubblico locale continua a funzionare in maniera non efficiente, non solo di costo, ma anche in termini servizio, il problema del traffico non potrà essere risolto a Roma. Dal 2012 al 2018 l'offerta di trasporto pubblico di Atac è caduta di circa il 9 per cento, andando dunque nella direzione sbagliata. Solo aumentando il numero di persone che utilizzano i mezzi pubblici è possibile trovare delle soluzioni durature sia per il problema del traffico che per quello relativo all'inquinamento da trasporto. I RISCALDAMENTI È bene tuttavia ricordare che gran parte dell'inquinamento nelle grandi città non deriva dal parco auto, quanto dal riscaldamento. Sarebbe dunque prima necessario pensare a come incentivare il cambio delle caldaie delle case piuttosto che bloccare l'attività economica delle città tramite il blocco del traffico. C'è un problema secondario ma non meno importante. In questo momento, con questa tipologia di blocco, i vigili si ritrovano a diventare i controllori del parco circolante piuttosto che i controllori del traffico. Questo porta ad un'inefficienza del sistema di trasporto a Roma perché si distoglie l'attenzione dei vigili urbani dai propri compiti. I CITTADINI Infine vi è un ultimo punto sempre legato al fatto che gli obblighi verso i privati cittadini non valgono verso l'Amministrazione Comunale stessa. Il parco auto comunale non è dei più moderni e ancora una volta il Comune dimostra una certa incoerenza. Non ha senso mettere blocchi ai privati cittadini, che magari hanno pure comprato auto nuove per ridurre l'inquinamento come nel caso degli euro 6 diesel, quando è il Comune stesso che non rispetta questi blocchi. In definitiva è bene chiedersi perché invece di bloccare l'attività economica, il Comune non possa pensare ad un miglioramento del servizio di trasporto pubblico locale tramite un utilizzo delle gare in maniera trasparente, il cosiddetto processo di liberalizzazione. In questo modo si potrebbero attrarre investimenti per rinnovare il parco dei mezzi e al tempo stesso si potrebbe aumentare l'offerta del trasporto pubblico locale. I problemi di traffico ed inquinamento, per essere risolti, hanno bisogno di misure serie e non di misure sensazionalistiche. Beffa a Roma, con i blocchi aumentano i livelli di smog E i vigili girano su auto diesel
ROMA Perfino nei corridoi del Campidoglio ormai lo ammettono: «Non servono a molto questi blocchi, ma siamo obbligati per legge». In realtà, come sostengono alcuni esperti, a partire dal Cnr, qualche margine discrezionale per i sindaci c'è, almeno sulla categoria delle auto da mettere al bando. Ma sono soprattutto i numeri a certificare l'ennesima beffa Capitale, stavolta in versione smog: nonostante da due giorni siano ferme quasi 700mila auto diesel, addirittura quelle fresche d'immatricolazione, le Euro 6, gli sforamenti del limite delle polveri sottili aumentano, anziché diminuire. Ecco i dati: stando agli ultimi rilevamenti pubblicati dall'Arpa Lazio, che fanno riferimento alla giornata di martedì, a Roma in 9 centraline su 13 i valori di Pm10 nell'aria avevano scavallato i livelli di legge. Una centralina in più rispetto al precedente report, che riguardava la giornata di lunedì, quando il maxi-divieto firmato dalla sindaca Virginia Raggi non era in vigore. LO STOP Il blocco di tutte le auto diesel dell'Urbe (e di quelle a benzina fino a Euro 2, già tagliate fuori da buona parte della città) è scattato martedì mattina. Perfettamente inutile per abbassare i livelli d'inquinamento, a quanto pare, che continuano a galoppare oltre il tetto imposto anche dall'Ue. Gli sforamenti sono stati registrati dalla Tiburtina all'Eur. In Campidoglio, come raccontato ieri dal Messaggero, ha preso a circolare un'idea: prolungare i divieti ancora. Altro blocco domani e sabato, mentre domenica è già in programma da tempo la giornata ecologica, quando si fermeranno quasi tutte le auto salvo poche eccezioni, come le macchine elettriche. Insomma, il calvario di tanti automobilisti, costretti a restare con le chiavi in tasca e ad affidarsi ai malconci mezzi pubblici, potrebbe trascinarsi fino a lunedì. LE AUTO DEI VIGILI Altro paradosso: il grosso dei bus di Roma - oltre il 60% - è alimentato a diesel e lo stesso discorso vale per le auto dei vigili urbani, quelli che in questi giorni si stanno occupando dei controlli e di staccare le (pochissime) multe contro gli automobilisti che non rispettano l'interdizione. La Municipale a maggio ha fatto entrare nei garage 500 auto a noleggio: tutte diesel. Perfino il pulmino per la banda musicale del Corpo sarà a gasolio. I DANNI Il blocco naturalmente fa discutere. E gonfia le polemiche. I consumatori minacciano diffide contro il Comune, mentre si è fatta sentire anche l'Aniasa, l'associazione che all'interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità: «Lo stop di tre giorni alla circolazione sulle strade di Roma di tutti i veicoli diesel è l'ennesimo, miope atto con cui un'amministrazione locale decide di danneggiare automobilisti e aziende che scelgono di usare veicoli Euro 6, di ultima generazione con emissioni prossime allo zero. Un atto di pura ideologia, privo di sostegno scientifico». Infuriati anche i commercianti. «Lo stop di questi giorni blocca la Capitale e i consumi e si traduce in un danno economico per le piccole e medie imprese romane. Altro che polveri sottilila Raggi ha bruciato milioni di euro», attacca Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti. E il governo? Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa - che la prossima settimana dovrebbe andare a Milano per l'emergenza che anche vive anche il capoluogo lombardo - è intervenuto sugli effetti dell'inquinamento commentando la stima dei morti in Italia ogni anno: «Anche un morto è pazzesco, ma 80-90 mila è agghiacciante». Costa ha poi ricordato che il nostro Paese «è sottoposto a due misure d'infrazione Ue che pesano sulle tasche degli italiani» e che sul tema «la competenza è delle Regioni ma c'è un ruolo del ministero». Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, servirebbe una programmazione di lungo periodo, con investimenti in particolare sull'economia verde. |
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