ROMA Atlantia e Cdp provano a trovare una mediazione sul riassetto di Autostrade che concili le diverse esigenze. Primo punto: il 22% di Aspi dovrebbe essere venduto da Atlantia ad investitori graditi a Cassa sulla base di un'asta competitiva. Secondo punto: il valore di Aspi da utilizzare per la ricapitalizzazione nella quale entrerà Cdp con il 33%, dovrebbe essere definito da periti indipendenti indicati dalle parti. Così ieri dopo la terza giornata di riunioni fra le parti, presenti gli advisor finanziari e legali, si sarebbero compiuti passi in avanti. Nel week end dovrebbero proseguire gli incontri perchè si vorrebbe arrivare a lunedì 3, giorno della riapertura del Ponte di Genova, con qualche annuncio, sulla base di un preaccordo. Ma non è detto perchè ci sono molti dettagli ancora aperti e ieri mattina, il cda di Cdp Equity, la controllata utilizzata come investitore di lungo periodo che compirà l'operazione, come ha fatto con Webuild, avrebbe ricevuto una generica informativa senza poter prendere decisioni. Lunedì 3 c'è il cda di Cdp. Il clima fra la holding di Benetton e la società del Tesoro sarebbe tornato collaborativo perchè, dopo nuove schermaglie sull'impostazione da dare al riassetto, dove comunque Atlantia tende a far rivivere l'accordo con il governo del 14-15 luglio mentre Cdp ha difeso lo schema accelerato del memorandum of understanding (Mou) di venerdì 24, sono state limate alcune divergenze. E va detto che convitati di pietra della trattativa sono i soci di minoranza di Aspi - Allianz e Silk Road Fund con il 12,1% totale - che hanno accordi e prelazioni con Atlantia stipulati tre anni fa e, siccome contrari alla nazionalizzazione, sono pronti alla battaglia legale. Tutto ruota sul prezzo perché se si fosse proceduto secondo lo Mou di Cdp, l'intero riassetto da realizzare contestualmente all'ipo in cui sarebbe stato venduto il 22%, avrebbe risentito dello sconto connaturato in questi casi.
CONVITATI DI PIETRA Invece, difronte alla presa di posizione di Atlantia, Cassa ha dovuto condividere: il 22% verrà ceduto con un'asta che, come tale, massimizza i valori, specie se collegata c'è anche la governance. A questo proposito ieri Matteo Del Fante, ad di Poste, ha escluso un interesse e la stessa cosa anche fondazioni e casse di previdenza che invece spingono F2i a certe condizioni. Riguardo l'ipo, il prezzo delle nuove azioni sarà fissato da periti, a garanzia appunto dei valori. Il riassetto prevede sempre la scissione che porterà la New Aspi in borsa. Comunque il signing dovrebbe slittare a Natale.
Intanto, mercoledì 5 è previsto un nuovo incontro tra Mit e Aspi per «siglare l'accordo negoziale» tra la concessionaria e il Governo «che verrà immediatamente sottoposto al prescritto parere dell'Avvocatura dello Stato». Lo dice una nota del Mit al termine dell'incontro avvenuto ieri, tra Mit, Mef e Palazzo Chigi e Aspi.