ROMA Alcune gallerie liguri sono state riaperte, per altre il via libera scatterà nei prossimi giorni. Ed è arrivata dal ministero delle Infrastrutture, dopo un incontro con Autostrade per l'Italia, la conferma che i lavori più critici sulle tratte della Regione si concluderanno entro il 10 luglio. Non solo. Correggendo precedenti disposizioni, il Mit ha chiesto ad Aspi anche di «accelerare le ispezioni programmate dopo il 10 luglio anche mettendo a disposizione personale e soluzioni tecnologiche più veloci».
Ma ieri è stata un'altra giornata difficile con lunghe code e traffico intenso per le autostrade liguri, a causa del rientro dalle riviere e dalle spiagge e dei cantieri per la messa in sicurezza delle gallerie, nonostante la normalizzazione in serata. E anche dopo le rassicurazioni del Mit c'è il timore che il rispetto del termine del 10 luglio per la chiusura dei grandi cantieri ci sarà un'inevitabile coda di lavori fino a fine luglio per smontarli. Un rischio che potrebbe ripetersi in futuro finché non sarà stabilito un nuovo quadro normativo sui controlli che rimanga stabile per l'intero settore. Ecco perché un po' tutte le categorie interessate, da Aiscat a Confindustria, sono pronte a chiedere al governo una norma sui controlli unica e stabile per tutto il settore. «Servono regole chiare e pianificazioni sostenibili - osserva l'Aiscat - Sarebbe sufficiente un decreto del ministro per risolvere molti problemi».
DIETRO IL CAOSCome si spiegano tanti disagi in Liguria per la manutenzione delle gallerie in un periodo così cruciale per gli spostamenti? A ciò non è estraneo l'ennesimo scontro tra Autostrade e il Mit. «Da un momento all'altro, il ministero ha cambiato le carte in tavola, con la circolare del 29 maggio, e ha imposto una nuova normativa, rigidissima e insostenibile, solo ad Aspi e solo per la rete ligure. Una norma che è la vera responsabile di tutti questi problemi all'utenza», ha denunciato nei giorni scorsi Massimo Schintu, il direttore generale di Aiscat. Al quale ha presto replicato la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli: «A fine maggio non abbiamo modificato in alcun modo gli obblighi e le modalità di ispezione delle gallerie previsti da una circolare del luglio 1967 tuttora in vigore». E ancora: «Le norme in vigore impongono alle concessionarie di eseguire ispezioni trimestrali per acquisire informazioni sul rivestimento delle gallerie. Il Manuale di ispezione delle gallerie introdotto non ha cambiato questi obblighi né prescritto nuove modalità di ispezione». Infine, «il piano di indagine predisposto da Aspi dopo il cedimento della Galleria Bertè di dicembre 2019 non è stato mai ritenuto dai nostri uffici alternativo alle prescrizioni della circolare del 1967».
Eppure Aspi sostiene che il piano conoscitivo avviato dalla società dopo il crollo del Berté, secondo il modello francese Cetu è stato approvato dal ministero il 20 maggio e comunicato anche alle altre concessionarie come nuovo riferimento per le ispezioni. Ma sarebbe stata una lettera del 29 maggio del Mit a imporre nuovi obblighi, accelerando la fase 2 prevista dal modello approvato entro giungo (data poi slittata al 10 luglio). Una stretta improvvisa, che secondo Aspi l'ha costretta a uno sforzo straordinario ed ad inevitabili disagi per il traffico. Ma quei controlli, per i quali Aspi aveva chiesto più tempo, «non erano rinviabili» per il Mit. Il ministero ora monitora la situazione e «sta valutando tutte le iniziative per contenere i tempi di intervento per limitare i disagi agli utenti senza compromettere le condizioni di sicurezza», è scritto in una nota. Sullo sfondo, è attesa l'8 luglio la decisione cruciale della Corte costituzionale sul ricorso presentato da Autostrade per l'Italia contro il decreto con cui venne istituito il commissario per il nuovo Ponte.