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Data: 12/10/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Altri cinque viadotti nel mirino dei pm. Dalle carte depositate al Tribunale del Riesame emerge che l'Ad di Aspi, Tomasi, era a conoscenza degli atti nascosti

GENOVA Il nuovo Ad di Autostrade Roberto Tomasi sapeva che il direttore dell'VIII tronco di Bari, Gianni Marrone, non aveva fornito documenti all'ispettore del Mit Placido Migliorino e che aveva omesso di dare documentazione alla guardia di finanza nel corso di una perquisizione. È quanto emerso dalle carte depositate al Riesame. Dove proprio ieri è stata discussa la posizione di Gaetano Di Mundo e Francesco D'Antona (assistiti dall'avvocato Gabriele Bordoni), due degli indagati nell'inchiesta bis sui falsi report per i quali la procura aveva ottenuto l'interdizione insieme ad altri quattro e tre domiciliari, tra tecnici e dirigenti di Aspi e Spea. Intanto, sotto la lente degli investigatori sono finiti altri cinque viadotti, in A26, tra la Liguria e il Basso Piemonte.Il 31 gennaio, all'indomani della notizia sul nuovo filone di indagine sui falsi report, Tomasi chiama Marrone per sapere di cosa si tratta. «Marrone spiega che - si legge nell'annotazione della gdf - l'armatura rinvenuta in sede di indagine sulla trave è difforme dal progetto del 1974, che non hanno fornito dei documenti a Migliorino nel corso delle ispezioni del ministero e che nel corso delle perquisizioni hanno volontariamente omesso di consegnare la documentazione di collaudo e i certificati dei materiali». Da quanto trapela in procura la conversazione è al centro di approfondimenti investigativi. I due al telefono si domandano come possa essere partita l'indagine sul Paolillo, il viadotto in Puglia. Marrone spiega all'amministratore che è stato Migliorino a segnalare alla procura di Genova. Per Marrone, l'ispettore sta segnalando, in quel periodo, tutte le presunte criticità solo perché vuole fare carriera. Rispetto invece ai nuovi viadotti finiti sotto la lente degli investigatori, la procura ha avviato approfondimenti anche sul viadotto Carlo Alberto, il Baudassina e il Ferrato nell'alessandrino e sul Gorsexio e Stura III tra i caselli di Voltri e Masone, in A26. Al vaglio degli inquirenti c'erano già il Pecetti e il Gargassa (A26), il Sei Luci, il Teiro e il Costa (A10), il Bisagno e il Veilino (A12). I nuovi accertamenti nascono dall'analisi delle mail e dei documenti sequestrati nell'inchiesta bis. A insospettire i pm sarebbero stati i voti alti dati a viadotti con «appoggi molto corrosi e inefficaci» e «con ammaloramento diffuso sui bulbi inferiori». Nessuna criticità, sottolineano da Aspi. «Autostrade per l'Italia evidenzia che su 4 di tali infrastrutture, già oggetto di normale attività di sorveglianza, è stata effettuata una serie di verifiche ulteriori da parte di società esterne specializzate che non hanno rilevato criticità di ordine statico. Sul quinto viadotto, il Baudassina, «le verifiche ulteriori di società terze, rispetto a quelle ordinarie regolarmente effettuate, si concluderanno entro il mese corrente». All'indagine intanto si aggiunge anche il nuovo fascicolo, per atti relativi, aperto dopo l'esposto presentato dai consiglieri del Movimento 5 Stelle sulle condizioni del viadotto Bisagno. Nell'esposto si chiedeva di verificare eventuali responsabilità di chi ha fatto i controlli sulla struttura e avviare una «task force» indipendente per valutare lo stato di salute della struttura.


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