ROMA Fumata nera, anzi nerissima per il futuro di Ita-Alitalia. Nonostante i toni concilianti del comunicato finale, il vertice in video conferenza, il terzo in poche settimane, tra i ministri dell'Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, con la Commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, è andato male. Nessun via libera quindi all'attività di Ita, che era pronta a far partire subito l'operazione flotta, acquistando dalla vecchia Alitalia 47 aerei. Il cda della compagnia, riunito ieri sera in stretto contatto con il Tesoro, sta valutando il da farsi.
BRUSCO STOP Da Bruxelles c'è stato infatti un brusco irrigidimento che ha lasciato di stucco sopratutto il ministro Franco. Gli euroburocrati della Vestager, pressati dalle lobby legate alle grandi compagnie aeree eurpee, hanno infatti chiesto la cessione secca degli slot di Milano e puntato i piedi su manutenzione e handling. Le due attività, secondo la Commissione, non possono e non devono far parte del perimetro di Ita, nemmeno se la newco fosse in minoranza. Insomma, l'intendimento di Bruxelles, almeno in questa fase di negoziazione, sembra quello di voler far fare uno spezzatino di Alitalia, cedendo sul mercato i vari asset industriali e rendendo arduo se non impossibile il decollo della nuova compagnia tricolore.
Le richieste Ue, sopratutto quella sui diritti di atterraggio e decollo presso l'aeroporto di Linate, sono considerate dal Tesoro non in linea con il piano industriale e la strategia di Ita. Toglierebbero cioè linfa vitale ai conti della compagnia, risorse fondamentali per rendere sostenibile e remunerativa la nuova avventura nei cieli. No anche alla fuoriuscita dall'orbita di Ita di manutenzione e servizi di terra. Pieno appoggio quindi alla linea dell'ad Fabio Lazzerini.
IL FRONTE APERTO Bruxelles, che sembra rispondere agli appelli di Ryanair e EasyJet che vogliono accaparrarsi una larga fetta dei viaggiatori italiani e stanno facendo incetta di prenotazioni, ha adottato una tattica dilatoria. In modo tale che alla vigilia della partenza della stagione estiva Ita non sia in grado di scaldare i motori, di dotarsi cioè di una flotta e, parallelamente, di vendere i biglietti per le proprie rotte. Non si spiega altrimenti l'ennesimo rinvio, probabilmente alla prossima settimana, per affrontare la questione, lasciando che i tecnici preparino il quarto round sul caso. Rinvio, dicono i sindacati, che mette a serio rischio il destino degli 11 mila dipendenti del vettore aereo e, sopratutto, la sorte stessa della newco.
Difficile dire se la chiusura di queste ore sia anche il frutto di una lunga serie di vertenze aperte sugli aiuti di Stato di cui ha goduto, è una dato di fatto, la vecchia Alitalia: circa 1,2 miliardi di prestiti ponte che prima o poi andranno restituiti. Appare comunque curioso che adesso il conto lo paghi proprio la newco che rappresenta, al di là dei ritardi del precedente esecutivo, un punto di svolta rispetto al passato. Poco importa poi che ieri i dipendenti e i sindacati, Cisl-Uil e Cgil in testa, abbiano sonoramente protestato a Fiumicino per accelerare i tempi del salvataggio, immaginare un ripartenza per la compagnia tricolore dopo i terribili colpi della pandemia al settore del trasporto aereo. La soluzione, viste le rigidità della Ue, sembra davvero lontana, anche se i ristori legati alla crisi Covid sarebbero in arrivo. Meno comunque dei 55 milioni richiesti, sufficienti comunque a pagare le buste paga a fine marzo. Anche l'Inps è pronto a dare una mano per assicurare le indennità previste. Non è escluso che di fronte all'impasse, il cda di Ita decida di andare avanti lo stesso, dotandosi di una flotta e alzando finalmente i carrelli.