Data: 11/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Al Senato un via libera con rissa. Il Conte-bis incassa la fiducia con 169 sì. Sottosegretari, la partita è alle battute finali. E per la corrente renziana del Pd tra i papabili c'è il nome del senatore abruzzese Luciano D'Alfonso
ROMA Il governo, dopo la Camera, ottiene la fiducia anche al Senato con 169 sì, 8 voti in più rispetto alla necessaria maggioranza politica di «quota 161». Ma per il secondo giorno consecutivo anche l'Aula di Palazzo Madama si trasforma in un ring tra Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini.Un duello che va in scena con il concorso di un'agguerrita tifoseria della Lega che ha fatto il suo esordio con la leghista Lucia Borgonzoni la quale ha esibito in Aula una maglietta che esortava: «Parliamo di Bibbiano!». Nonostante il tentativo della presidente Elisabetta Alberti Casellati a far abbassare i toni, sospendendo anche la seduta, cori hanno scandito i lavori in Parlamento. Urla e grida che inneggiavano ad «elezioni, elezioni!», che irridevano il Pd su Bibbiano e lo stesso premier, accolto in Aula all'urlo di «traditore!» e poi «dignità!», uomo «senza onore». Salvini, dalla piazza di ieri è passato oggi all'attacco dallo scranno vellutato di palazzo Madama. Il premier ha anche incassato la dichiarazione di fiducia della senatrice a vita Liliana Segre, preoccupata per «l'inesorabile imbarbarimento» verso cui si era incamminata la società e a favore di un governo che «operi in difesa della democrazia». L'ex ministro dell'Interno ha menato fendenti contro il presidente del Consiglio, accusandolo di «poltronismo» e di subalternità all'Europa, oltre che di mancanza di stile. Un Conte «inchiodato» alla poltrona come «le vecchie mummie della prima Repubblica». «Lo stile - ha ironizzato - non si può ricondurre solo alla cravatta, alla pochette o al capello ben tagliato». Lo ha attaccato sul programma, «un compitino scritto a casa» e per le nuove alleanze: «Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti e Renzi», ha detto rivolto a tutti i 5 Stelle. «Abituatevi a tante piazze come quelle di lunedì siete minoranza nel paese ma anche all'interno dei vostri partiti» ha ricordato Salvini alludendo alla manifestazione di piazza di ieri. Aggiungendo: «Non potete scappare all'infinito».Una vera corrida che Conte ha cercato di dominare rinfacciando all'ex vicepremier l'arroganza per aver chiesto i «pieni poteri» con l'idea di portare il Paese alle elezioni «unilateralmente», accusandolo di mancanza di «dignità» per il suo «voltafaccia», e ancora di «arroganza» e di aver addossato ad altri colpe pur di mettere al sicuro la sua leadership. Alla fine, nonostante le astensioni del dem Matteo Richetti e del 5 Stelle Gianluigi Paragone e l'assenza di due senatori, Saverio De Bonis e Lello Ciampolillo, il risultato per il nuovo governo è confortante.Il nuovo esecutivo ottiene 169 voti a favore, solo due in meno rispetto alla fiducia ottenuta nel 2018 ma comunque sufficienti per blindare la corsa iniziale del nuovo esecutivo. «Un nuovo inizio per l'Italia, una stagione riformatrice di rilancio e speranza», ha commentato soddisfatto il premier che è tornato a snocciolare i contenuti programmatici portanti, tra cui il taglio delle tasse: partendo da quelle dei lavoratori, con interventi sul cuneo fiscale. Un esecutivo, tuttavia, alle prese con la definizione della squadra di governo che sta creando malumori in entrambi gli schieramenti.Un vertice che sarebbe servito ai due alleati a fare il punto e a portare il pacchetto di nomine dei sottosegretari al prossimo consiglio dei ministri di domani è infatti saltato, anche se in molti scommettono che si riesca comunque a chiudere la partita nelle prossime ore, rispettando il ruolino di marcia impresso da Conte.
Sottosegretari, la partita è alle battute finali. E per la corrente renziana del Pd tra i papabili c'è il nome del senatore abruzzese Luciano D'Alfonso ROMA C'è anche l'abruzzese Luciano D'Alfonso, sostenuto dall'ala renziana del partito, tra i nomi dei "papabili" alla carica di sottosegretario del Pd. Sulla composizione della squadra dei sottosegretari, ormai, si è alle battute finali. La data cerchiata di rosso sul calendario è quella di domani mattina, termine entro il quale Luigi Di Maio ha chiesto ai gruppi 5 Stelle di Camera e Senato di votare la rosa di nomi dalla quale saranno scelti i futuri membri del sottogoverno in quota M5S. Ogni Commissione, a quanto si apprende, dovrà selezionare 5 figure, da sottoporre poi al capo politico per la scelta finale. Per quanto riguarda il toto-nomi, crescono di ora in ora le quotazioni di alcuni pentastellati come il capogruppo alla Camera Francesco D'Uva (si parla di Cultura, Istruzione o Rapporti col Parlamento) e Manlio Di Stefano (verso la riconferma agli Esteri). In pole anche Laura Castelli, Stefano Buffagni (Mef), Lucia Azzolina (Istruzione) e Luca Carabetta (Innovazione). Per un posto nella squadra dei sottosegretari circolano anche i nomi di Emanuela Corda, di Giuseppe Brescia e del senatore Mario Michele Giarrusso, così come quelli di Carla Ruocco e Luigi Gallo. Per completare la squadra si dovrà invece attendere giovedì. Questo il timing che si apprende da fonti parlamentari dem. Sarebbero circa una ventina le caselle per la compagine Pd, mentre altre due, tre postazioni andrebbero a Leu. Per gli Esteri si fanno i nomi di Lia Quartapelle e Marina Sereni. All'Interno in pole c'è Emanuele Fiano. All'Istruzione la renziana Anna Ascani. Per il Mise resta in piedi l'ipotesi del passaggio dalla regione Lazio dell'assessore Giampaolo Manzella. Per la Giustizia si fanno i nomi di Gennaro Migliore e Walter Verin. Tuttavia, a quanto si riferisce, il premier Giuseppe Conte sarebbe intenzionato ad affidare la delega a Roberto Chieppa. Al Mef dovrebbe andare Antonio Misiani. Per quanto riguarda l'area renziana, in tutto i sottosegretari potrebbero essere 5. Uno dal Senato, forse Simona Malpezzi, e 4 alla Camera. Tra gli altri nomi, quelli di Salvatore Margiotta, Francesco Verducci al Senato. Mentre si parla di Chiara Braga e Matteo Mauri alla Camera. Per Leu dovrebbe esserci quasi sicuramente un ruolo per Rossella Muroni.
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