Data: 09/09/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
|||||||||||
|
|||||||||||
Addetti a mense e pulizie il pass avanza nelle scuole Rsa, vaccini obbligatori. Si procede per gradi. La settimana prossima tocca a tutti i dipendenti pubblici. Il lasciapassare verrà poi esteso in azienda e in fabbrica. Ma niente tamponi gratuiti
Draghi vuole il sì della Lega al voto sul decreto di luglio. E offre una tregua sui tempi ROMA Per il super Green pass bisogna aspettare. Oggi il governo varerà un provvedimento definito da fonti di governo «leggero», per mettere in sicurezza le scuole e le università prima della ripartenza di lunedì e le Rsa. Il passaporto verde per i dipendenti pubblici sarà varato, a meno di altre sorprese, la prossima settimana. Per il settore del lavoro privato, in base alla nuova strategia dello step by step, probabilmente bisognerà attendere una settimana in più.
Dietro allo slittamento e alla decisione di procedere «gradualmente», c'è «un'oggettiva difficoltà nello scrivere le norme», come dice chi segue il dossier: «La materia non è semplice. Non basta dire, ad esempio, Green pass per i dipendenti pubblici. Bisogna stabilire chi e come controlla e quali sanzioni prevedere per chi lo rifiuta. Inoltre occorre dare il tempo a chi è senza vaccino di prenotare le dosi. Insomma c'è tanto lavoro da fare e la settimana prossima va fatta anche la delega fiscale». La strategia del passo dopo passo è adottata anche perché Mario Draghi vuole abbassare la tensione con Matteo Salvini, che appena sente parlare di estensione Green pass imbraccia l'artiglieria. Ma chi ha parlato con il premier nelle ultime ore garantisce che «resta intatta» la determinazione di Draghi a rendere il Green pass lo strumento per limitare la pandemia, evitare nuove chiusure ed incentivare la campagna vaccinale scongiurando l'obbligo del vaccino erga omnes. «L'uso del lasciapassare verde verrà esteso, la linea è netta e chiara», dice il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il premier, insomma, ha semplicemente concesso un po' di tempo agli uffici legislativi per scrivere le norme e a Salvini per metabolizzare i provvedimenti in arrivo la prossima settimana. Al leader leghista è stata data anche la possibilità di cantare vittoria, in modo da provare a stemperare una tensione già alle stelle: «Ho parlato con il presidente Draghi, non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale e quindi questo mi conforta». IL PRIMO PASSO Oggi non ci sarà la cabina di regia sia per non alimentare ulteriori scontri, sia perché il dossier non merita una discussione politica. Il Consiglio dei ministri infatti si limiterà a mettere a punto le regole per completare il quadro di una «ripartenza in sicurezza della scuola e delle università». Verrà esteso l'uso del Green pass al personale delle ditte e delle cooperative che gestiscono le mense scolastiche e universitarie e di quelle incaricate della pulizia e della guardiania degli edifici scolastici e delle università. E' data per «molto probabile» anche l'imposizione dell'obbligo vaccinale - già applicato al personale sanitario - per le ditte e il personale che assicurano gli stessi servizi nelle Rsa, le residenze per anziani. IL PUBBLICO IMPIEGO Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, ha pressoché ultimato il provvedimento che dovrebbe essere varato (impegno per delega fiscale permettendo) la prossima settimana. E che estenderà l'obbligo del Green pass a tutti i dipendenti pubblici. Non soltanto a quelli a contatto con il pubblico, come chiede Salvini. La data per l'entrata in vigore della norma non è stata ancora decisa, ma c'è chi ipotizza lunedì 4 ottobre. Inoltre non è prevista la gratuità dei tamponi per il dipendente pubblico sprovvisto di vaccino, ad eccezione per i fragili che non si possono immunizzare per ragioni di salute. IL LAVORO PRIVATO Draghi ha già istruito la pratica per l'estensione del passaporto verde nelle aziende, fabbriche e uffici privati, incontrando lunedì il segretario della Cgil, Maurizio Landini, e martedì il capo degli industriali Carlo Bonomi. Il proposito del governo è quello di rendere obbligatorio il passaporto verde, sollecitato anche dalle parti sociali, a tutto il comparto del lavoro privato. Il provvedimento però non dovrebbe essere varato la prossima settimana, ma quella successiva. Sia per la difficoltà nel regolamentare la materia, sia per rispettare la strategia di procedere step by step. Resta anche da sciogliere il nodo dei tamponi: i sindacati chiedono che a pagarne il costo siano le aziende, Confindustria invece vuole che sia lo Stato a farvi fronte avendo «già sostenuto ingenti spese per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro», come ha ricordato Bonomi. Il governo però non intende accettare questa proposta, ad esclusione dei fragili. Perché rappresenterebbe «un sabotaggio» della funzione del Green pass: incentivare i cittadini a vaccinarsi, visto che ci sono ancora 3,6 milioni di over 50 senza una sola dose. E perché innescherebbe «un effetto a catena», spingendo il personale scolastico e i lavoratori pubblici a chiedere l'esenzione dal costo del tampone. GLI ALTRI SETTORI Da tempo, «per una questione di logica e di buon senso», il ministro Speranza, d'intesa con Draghi, sta studiano l'estensione del Green pass a quei settori dove è già obbligatorio per i clienti e gli utenti. E' il caso di bar e ristoranti al chiuso, cinema e teatri, palestre e piscine, musei e congressi, parchi tematici e stadi, aerei, navi, bus e treni a lunga percorrenza. Il provvedimento dovrebbe essere approvato la settimana prossima. Draghi vuole il sì della Lega al voto sul decreto di luglio E offre una tregua sui tempi
ROMA Altro giro, altra trattativa. Dopo che la Lega ha votato altre due volte in aula con Fratelli d'Italia, tra l'altro per escludere i minori di 18 anni dall'obbligo della certificazione verde, è risuonato ancora a palazzo Chigi l'allarme lanciato dagli alleati del Carroccio. Draghi ha sentito al telefono Salvini. Entrambi hanno convenuto che non è a rischio la stabilità dell'esecutivo ma il premier nel colloquio ha chiesto al leader della Lega di non sfilarsi dal voto finale sul decreto di luglio che ha introdotto l'obbligo di Green pass per ristoranti palestre. Per il capo dell'esecutivo è necessaria la massima compattezza nella lotta al Covid, da qui la richiesta al segretario del partito di via Bellerio. Il via libera di Montecitorio alla conversione del decreto è previsto per questa mattina: il governo dovrebbe dare parere favorevole ad alcuni ordini del giorno presentati dai lumbard, e in cambio dovrebbe arrivare il disco verde della Lega. Ma Matteo si aspetta atti concreti. Ai suoi ha spiegato che il governo deve dare risposte sulle problematiche legate all'estensione del pass. Insomma non bastano parole, anche se un big leghista sottolinea che palazzo Chigi dovrebbe uscire allo scoperto e correggere apertamente, come ha fatto la Lega ritirando gli emendamenti, la linea sulla certificazione verde. Intanto Draghi ha offerto al suo interlocutore una tregua sui tempi: in Consiglio dei ministri oggi andrà l'estensione dell'utilizzo del passaporto sanitario ai lavoratori della scuola, come addetti alle pulizie e alle mense. Per altri settori, per la Pa e il privato ci sarà un ulteriore approfondimento, con un confronto anche con le parti sociali. LA PARTITA E' una partita, quella tra Salvini e Draghi, che per la prima volta non si è giocata in presenza. Il Capitano aveva chiesto un incontro che non c'è stato. Ma in ogni caso il segretario si è detto soddisfatto. «Non risulta nessuna estensione del Green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale. Questo mi conforta», ha spiegato. E ancora: «Se alzare i toni ci permette di avere dei risultati, allora vuol dire che stiamo facendo il nostro mestiere». Ma la Lega è scossa al suo interno. Perché la foto tra Salvini e Meloni sulla riva del lago di Como ha riaperto un canale tra i due che si era in qualche modo interrotto. Correggendo la direzione di marcia della Lega, verso un patto anche sulle amministrative, considerato che nel centrodestra in tanti temono il rischio di un Ko, tranne che in Calabria (Salvini chiuderà lì la campagna elettorale) e in città come Torino e Novara. Il problema è che amministratori e parlamentari cercano di interpretare la strategia. LA LINEA BORGHI I presidenti di Regione sono irritati perché si continua con la linea Borghi, mentre nei gruppi restano le perplessità sugli stop and go del leader. Comunque l'orientamento è quello di dire sì sul voto finale sul decreto Green pass a patto che arrivino delle concessioni (oltre l'ok agli ordini del giorno). Ma si tratterebbe questo il dubbio di tanti deputati e senatori di una sorta di giravolta. Il Capitano comunque è costretto a barcamenarsi, perché il gruppo resta spaccato su questo tema. Il rapporto con Draghi è buono e anche con Giorgetti e l'ala governista non è lacerato. «Ma se Salvini vuole alzare la tensione deve capire che così ci mettiamo fuori dalla maggioranza. I nostri voti non sono necessari per l'esecutivo», argomenta un senatore. Altra cosa è se volesse sul serio tagliare i ponti con il governo, prospettiva che però non è sul tavolo. C'è chi suggerisce a Salvini di chiedere udienza al presidente della Repubblica Mattarella in quanto garante del patto istituzionale per avanzare le proprie ragioni; chi, invece, lo invita a non strizzare più l'occhio ai No vax. E in questa situazione FdI (per ora) esulta mentre FI resta spiazzata e lo stesso Berlusconi e descritto irritato per «la dimostrazione di una mancata cultura di governo» da parte degli alleati. |
|||||||||||
www.filtabruzzomolise.it ~ cgil@filtabruzzomolise.it |