Data: 03/01/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Abruzzo, le pensioni superano gli stipendi. Erogati oltre 500mila assegni rispetto ai 485mila pagamenti da contratti di lavoro. Situazione più sproporzionata all’Aquila seguono il Chietino, il Pescarese e il Teramano.
Carmine Ranieri segretario Cgil: «Questo non è un paese per giovani una situazione preoccupante». L’AQUILA Il numero delle pensioni erogate agli abruzzesi (517 mila assegni) ha superato di 33 mila unità, la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (484 mila addetti). Il dato, aggiornato al primo gennaio 2022, emerge dall’ultimo report dell’Ufficio studi della Cgia, che rileva anche come la situazione più sproporzionata a livello provinciale si registri nell’Aquilano, maglia nera d’Abruzzo con un gap da colmare di 14 mila unità. Sono infatti 122 mila le pensioni erogate e 109 mila gli occupati nella provincia dell’Aquila. Seguono il Chietino con una differenza pari a 11 mila unità (sono 150 mila le pensioni e 139 mila i lavoratori), il Pescarese con 5 mila unità (122 mila - 117 mila) e il Teramano con 4 mila (123 mila - 120 mila). Secondo l’Ufficio studi della Cgia, le ragioni di questo divario tra lavoratori e numero di pensioni sarebbero ascrivibili in gran parte al fenomeno sempre più ampio della denatalità, un problema che ormai da anni caratterizza l’intera nazione. Come confermato dai dati del report annuale del ministero della Salute sul Certificato di assistenza al parto, le regioni del Centro presentano un tasso di natalità con valori inferiori alla media nazionale, tanto che l’Abruzzo è fermo al 6.5%. TIMORI Secondo Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo e Molise, quelli che emergono dall’analisi della Cgia «sono dei sicuramente preoccupanti». A mancare sarebbero soprattutto delle politiche territoriali a livello nazionale e regionale: «Riprendendo il titolo di un noto film scritto e diretto dai fratelli Coen, “Non è un paese per vecchi”, si potrebbe dire che l’Abruzzo non è un paese per giovani - spiega Ranieri al Messaggero - Assistiamo sempre più spesso alla fuga dei giovani verso il Nord, o all’estero, per motivi di lavoro e di conseguenza sul territorio restano soprattutto persone anziane e questo viene fotografato anche dai dati della Cgia. Bisogna dire che non possiamo dirci sorpresi: è da tempo che verifichiamo come l’Abruzzo si sta spopolando in modo sempre più importante e non c’è un forte fenomeno migratorio in Abruzzo, forse proprio perché è una terra che non offre prospettive occupazionali e questo dovrebbe allarmarci. È fondamentale creare lavoro sul territorio attraverso politiche economiche e sociali che bisogna mettere in campo nella nostra regione». L’augurio del segretario della Cgil Abruzzo per il nuovo anno va proprio in questa direzione: «L’auspicio è che questi dati vengano presi in considerazione da chi governa la Regione e il Paese, affinché vengano attuate politiche di sviluppo per il Mezzogiorno e per l’Abruzzo. Le prospettive non sono rosee per il nostro territorio e nel dibattito dell’agenda politica queste politiche sono ai margini, soprattutto se parliamo di aree interne», prosegue Ranieri. La situazione sarebbe destinata ad aggravarsi ulteriormente, considerando che l’occupazione in Abruzzo è diminuita di ben 39.000 unità (20.000 comparando il terzo trimestre 2022 con il terzo trimestre 2021) facendo registrare il peggior dato nazionale. «A tale situazione si aggiunge il forte ricorso delle aziende agli ammortizzatori sociali con cifre impressionanti, soprattutto nella provincia di Chieti e questo quadro potrebbe peggiorare guardando alle prospettive per il nuovo anno. Infatti, se l’Abruzzo ha visto un crollo della occupazione nei primi tre trimestri del 2022, in cui invece il saldo occupazionale in Italia é positivo, in una congiuntura negativa quale quella prevista nel 2023 da tutte le istituzioni e istituti di ricerca, l’occupazione abruzzese subirà verosimilmente una ulteriore drammatica riduzione - sottolinea ancora Ranieri - È per questo motivo che credo sia necessario mettere il lavoro al centro dell’agenda politica, concentrando gli sforzi sull’Abruzzo e sulle regioni del Sud Italia. Ci troviamo invece con un Governo regionale che rifiuta addirittura il confronto con le forze sindacali e imprenditoriali». IL TEMA Altro tema è quello relativo alla denatalità. «Senza lavoro, o con una occupazione mal retribuita, nella condizione di perenne precarietà, nella carenza di asili nido e servizi sociali pubblici, il trend della natalità non migliorerà. Se tali premesse corrispondono alla realtà, è necessario comprendere che soltanto delle efficaci politiche pubbliche, che mettano al centro il lavoro, attraggano investimenti privati, riducendo drasticamente il precariato e sostenendo i salari attraverso la leva fiscale, il potenziamento dei servizi sociali per l’infanzia e un maggiore sostegno alla genitorialità, potranno invertire la tendenza in atto», conclude. Dai treni, all'idrogeno, alla Zes Un 2023 di grandi progetti per spingere il Pil e l'export. Gli impegnativi interventi per rimanere al top della classifica dei territori del sud, la nuova realtà della zona PESCARA Il 2023 è atteso come l'anno del raccolto per l'Abruzzo, termine ricco di significati nella vecchia civiltà contadina. Tante le sfide da affrontare, sia per i decisori politici che per il tessuto produttivo dopo tre anni segnati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze ancora sul tappeto. Nel recente summit sull'economia organizzato dalla Regione, gli analisti hanno messo in fila indicatori e caratteristiche spesso in contraddizione del territorio. Da un lato la capacità di reinventarsi e risorgere anche nei momenti di crisi, al punto che per il nuovo anno il Pil è dato in crescita di mezzo punto in Abruzzo rispetto alla media nazionale. Dall'altro la dipendenza dalla grande industria, con la pesante battuta d'arresto dei mezzi di trasporto che frena la corsa dell'export, mentre altri comparti mostrano vivacità e segnali di risveglio: dall'agroalimentare, al tessile-abbigliamento, all'edilizia, alla farmaceutica.
LA VARIABILE - Tutto, compreso l'andamento dell'occupazione (oggi dal segno meno) resta però appeso a variabile esterne, a partire dall'esito del conflitto in corso nel cuore dell'Europa. Ma nonostante tutto, il 2023 vedrà l'Abruzzo come un cantiere aperto. Una pagina bianca ancora da scrivere e con grandi opportunità da cogliere, anche qui tra grandi contraddizioni. Ad esempio sulla strada della transizione ecologica: da un lato la riapertura del governo all'estrazione di idrocarburi in Adriatico, che la crisi energetica ha trasformato addirittura in una priorità per scrollarsi rapidamente di dosso la dipendenza dal gas russo: 15miliardi di metri cubi di metano da estrarre nei prossimi 10 anni. Dall'altro la decisione della Regione di collocare proprio in Abruzzo la prima centrale di produzione di idrogeno destinata ad alimentare con il combustibile pulito i veicoli pubblici e privati, mentre a 12 miglia dalla costa torneranno le trivelle. L'altro campo destinato a favorire un buon raccolto nel 2023 è quello della Zes, la Zona economica speciale che ruota attorno alla portualità di Ortona.
COMMISSARIO - Il commissario Mauro Miccio ha già annunciato l'apertura di 6 cantieri (investimento di 50milioni di euro) destinati all'insediamento nuove attività produttive, mentre tanto altro è atteso dalla gestione dei fondi del Pnrr e dalla programmazione europea, con più di 2,5miliardi da spendere. Sul fronte delle infrastrutture il 2022 ha segnato un passaggio importante: l'estensione del Corridoio Baltico-Adriatico delle reti Ten-t al tratto Ancona-Foggia che nella prima stesura aveva tagliato completamente fuori l'Abruzzo dal trasporto intermodale europeo. Sempre sulla dorsale adriatica resta in piedi l'intesa a quattro (Abruzzo, Marche, Molise e Puglia) per velocizzare il collegamento ferroviario tra Ancona e Bari con un progetto da 8,5miliardi, mentre è ancora tutto da chiarire il cammino di un'altra opera strategica: la nuova linea ferroviaria Pescara-Roma (più di 6,5miliardi di investimento) alle prese con le osservazioni di alcune parti del territorio e complicazioni legate alla deviazione del tracciato.
E mentre torna la suggestione di trasformare l'aeroporto d'Abruzzo nel terzo scalo della Capitale, anche sul fronte della rete autostradale il 2023 si annuncia come l'anno della svolta. Intanto per la definizione del lungo contenzioso sulla gestione della A24 e A25, finito sul tavolo della Consulta. Ma anche per la definizione del progetto della terza corsia sulla A14, l'autostrada Adriatica attraversata dagli eterni cantieri nel tratto tra Marche e Abruzzo. Il concessionario Autostrade per l'Italia avrebbe annunciato alle parti sociali la fine dei lavori di manutenzione e ammodernamento entro il marzo prossimo. Altre novità sono attese sul fronte sanitario, grazie agli oltre 200milioni destinati dal Pnrr (più i fondi nazionali) per la messa in sicurezza degli ospedali e la creazione di nuove infrastrutture a servizio dei territori, come le Case delle comunità, dove soprattutto i malati cronici potranno sottoposti a controlli ed esami diagnostici senza essere costretti a rivolgersi alle strutture ospedaliere.
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