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Data: 14/11/2020
Testata Giornalistica: ABRUZZOWEB
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A24-25: svolta pef con 2 commissari, nuovo corso senza mit, bozza in un mese? In campo Ad Rfi, il sulmonese gentile e l’alto dirigente pubblico Barillà. Fuori gioco il ministero inadempiente per consiglio stato

L’AQUILA – Non rinnovato dal 2014, dopo battaglie, scontri e un duro contenzioso, si registra una svolta in relazione al piano economico finanziario (Pef) di Strada dei Parchi, la concessionaria abruzzese delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, e con esso il maxi progetto da 3,1 miliardi di euro di messa in sicurezza strutturale antisismica delle due importanti arterie: e non sarà il Ministero per le Infrastrutture ed i Trasporti, ritenuto inadempiente dal Consiglio di Stato, l’interlocutore con i poteri decisionali, ma i due commissari, l’ingegnere idraulico abruzzese Maurizio Gentile, ad e direttore generale di Rete ferroviaria italiana (Rfi), in attesa di bollinatura da parte della Corte dei Conti ma già in sella, nominato dal Governo nel recente decreto Rilancio e il capo Dipartimento per il Coordinamento amministrativo (Dica) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Maria Barillà, nominata dai giudici amministrativi in seguito alla sentenza, non attuata dal Mit, che imponeva l’approvazione del Pef entro il 30 ottobre dello scorso anno.

Lo sblocco di un problema che si trascina da una decina di anni, è arrivato oggi nel primo summit che si è svolto, in video conferenza, che per la prima volta ha visto confrontarsi i due commissari, i vertici del Mit e quelli di Sdp. In sostanza, si riparte da capo: la bozza attuale viene cancellata, si lavorerà ad un nuovo documento che deve rifare l’intero iter autorizzato co da sottoporre all’esame del che, secondo quanto si è appreso, dovrebbe essere pronto nel giro di 30 giorni, il termine a Gentile.

Sarà l’ingegnere di Sulmona ad interloquire con Sdp, del gruppo industriale abruzzese Toto, dal punto di vista tecnico ed economico, poi la nuova bozza passerà all’altro commissario che sarà responsabile dei lasciapassare di Ue e Cipe. Stando ad alcune indiscrezioni, la portata del piano potrebbe anche avere un investimento maggiore dei 3,1 miliardi di euro, di cui 2 a carico dello Stato e 1,1 coperto da Sdp, per attuare una operazione di messa in sicurezza prevista nella legge di stabilità del 2012 che sancisce il riconoscimento delle A24 e A25 come arterie strategiche in caso di calamità naturali in seguito al terremoto dell’Aquila del 2009. Nel Pef è previsto il controllo delle tariffe, il cui aumento del 20 per cento è sterilizzato in seguito ad un accordo tra Mit e Sdp, e l’allungamento dei tempi della concessione.

Nel summit di oggi è stato stabilito il cronoprogramma che dovrà portare alla definitiva approvazione: i tecnici di Sdp e Gentile si rivedranno nella giornata di lunedì, un appuntamento che dimostra la volontà di fare presto. Un dato importante in un momento in cui per le concessioni non tira aria buona alla luce dell’arresto dell’ex ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, e di altri manager per lo scandalo delle barriere incollate ed i tentativi, ritenuti illegali, di conservare la concessione nelle mani della famiglia Benetton dopo la tragedia del ponte Morandi dell’agosto del 2018.

La messa in sicurezza di ponti e viadotti da quella data è stata oggetto di battaglie politiche, ma anche legali, condite da scontri con il Ministero per le Infrastrutture e Trasporti e proteste sul territorio, spesso capeggiate dai sindaci laziali e abruzzesi scesi in campo contro il caso tariffe. La messa in sicurezza ha portato anche a inchieste della magistratura, in particolare le procure dell’Aquila e Pescara, innescate da esposti di associazioni ambientaliste. La vicenda è caratterizzata anche da un processo per presunto inquinamento dell’acquifero del Gran Sasso che ha portato alla nomina del terzo commissario, Corrado Gisonni, incaricato della messa in sicurezza del sistema della Montagna abruzzese nel quale insistono il tunnel autostradale, i Laboratori di fisica nucleare e, appunto, le falde acquifere che alimentano la captazione di acqua per circa 700mila abruzzesi nei versanti aquilani e teramano del Massiccio. Con i tre gestori, Sdp, Infn e Ruzzo reti, alla sbarra.

Stando agli umori dei protagonisti, la definitiva approvazione del Pef sarebbe più vicina: il nuovo piano riscriverà le condizioni della convenzione, sbloccando i 3,1 miliardi di euro, forse di più, di lavori previsti e già validati dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e definendo, così, l’annosa questione delle tariffe. A quanto è filtrato ci sarà un periodo cuscinetto di un mese circa che sarà utilizzato per mettere a punto il piano dettagliato per la messa in sicurezza delle autostrade. Il Pef attendeva un rinnovo dal lontano 2014.

Ma è dal 14 agosto del 2018, giorno della tragedia, che è  cominciato un lunghissimo tira e molla tra la società e il Ministero. Dopo innumerevoli tensioni, proteste e polemiche (anche con proteste in presenza di sindaci e amministratori di Abruzzo e Lazio), si era riusciti ad arrivare ad una prima definizione con il ministro Danilo Toninelli, esponente del Movimento cinque stelle, con la trasmissione all’Europa del documento su cui anche il Cipe aveva dato un via libera. A quel punto, con il cambio del ministro e l’arrivo di Paola De Micheli, del Partito democratico, la questione è rimasta ferma a Bruxelles perché il governo non ha fornito i chiarimenti chiesti dagli organi tecnici della commissione. Contemporaneamente la vicenda si è incanalata anche sotto il profilo giudiziario e amministrativo, dopo i ricorsi di Strada dei Parchi. E così si è arrivati alla nomina di un commissario ad acta nella persona del capo Dipartimento per il Coordinamento amministrativo (Dica) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Maria Barillà.

Il Consiglio di Stato ha stabilito che l’alto dirigente del Ministero è chiamato a dare attuazione al Pef che prevede la messa in sicurezza strutturale antisismica delle due autostrade con un intervento sull’attuale tracciato. Barillà dovrà ora dialogare con Gentile, commissario previsto in base al “Decreto Rilancio” per velocizzare i cantieri. Comincia, dunque, una nuova fase dopo anni di difficoltà e incertezza. Non è peregrina l’ipotesi che il piano complessivo dei lavori possa essere rivisto, anche sotto il profilo delle cifre. (b.s.)


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