L'AQUILA Il destino della viabilità abruzzese, soffocata e paralizzata nelle ultime settimane lungo la A14 e sulla statale 16, è ora nelle mani di Fabrizio Ciccone, il giudice per le indagini preliminari della Procura di Avellino. Ieri sulla sua scrivania è arrivato il dossier prodotto da Autostrade per l'Italia (Aspi), con parere favorevole anche il Mit, il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, con cui si dice che il viadotto Cerrano può riaprire, sebbene con alcune limitazioni, al traffico dei mezzi pesanti. Un blocco, quello imposto nell'ambito dell'inchiesta sulla tragedia del viadotto di Acqualonga, sull'A16, nel luglio 2013, quando un bus precipitò causando la morte di 40 persone, che ha provocato code interminabili lungo l'autostrada adriatica e un traffico insostenibile lungo la statale 16 che, in particolare, taglia in due Silvi Marina. Al giudice irpino è stata presentata istanza di dissequestro e, dunque, di revoca del divieto imposto a camion, tir e pullman. Analoghe richieste sono già state respinte, ma stavolta si conta sull'asse con il Mit. Il Gip, in una recente ordinanza con cui è stata respinta una precedente, ha scritto che «la sistematica presentazione sta determinando un ingiustificato ritardo degli interventi di sostituzione delle barriere». Il clima, al momento, di estrema rigidità.
IL PRESSING Ieri anche il governatore Marco Marsilio, che a Roma ha partecipato alla conferenza Stato-Regioni e quella unificata con il premier Giuseppe Conte, è tornato in pressing, anche attraverso contatti diretti: «Nel rispetto delle sue prerogative, vorrei sollecitare la procura di Avellino perché credo sia urgente far sentire alla procura quali sono le conseguenze delle loro decisioni in Abruzzo». L'Abruzzo, ha detto Marsilio, è preparato anche qualora, come si è filtrato anche ieri, si arrivasse alla revoca della concessione ad Aspi da parte del governo: «Siamo pronti anche a partecipare a una fase nuova di confronto su come debbano essere meglio gestite le autostrade, anche per rendere maggiormente protagonisti i territori sulla gestione di infrastrutture che hanno delle ricadute enormi sui Comuni e sulle aziende. Faccio presente che, nella attuali condizioni, sia la Regione che i Comuni subiscono la frustrazione di una sostanziale impotenza di fronte a decisioni che vengono prese sempre altrove e delle quali noi paghiamo le conseguenze».
LE ACCUSE Il blocco imposto dalla Procura avellinese nasce dall'ipotesi che, come accaduto sull'A16, anche sulle altre tratte gestite da Aspi ci siano problemi con le barriere di protezione, ancorate al ciglio dei viadotti con tirafondi che i periti ritengono non idonei e potenzialmente pericolosi. A questo si è aggiunto il fatto che, come si legge nell'ordinanza emessa il 18 dicembre, ci sarebbe stato uno spostamento di sette centimetri in corrispondenza delle pile del viadotto Cerrano». Dati e circostanze che Aspi ha respinto prontamente, soprattutto il presunto spostamento che si riferirebbe non alle pile, ma al terreno (in corrispondenza della numero 1)e nell'arco di tre anni, dal 2016 al 2018. Fatto sta che il divieto imposto ai mezzi pesanti ha reso obbligatoria l'uscita a Pescara Nord-Città Sant'Angelo, causando code interminabili (anche superiori ai dieci chilometri) e l'assedio della statale 16, soffocata da migliaia di passaggi giornalieri, con gravi disagi per la comunità e con rischi per l'inquinamento. Valori in aumento, ma finora sotto soglia, come dicono i primi risultati dei campionamenti atmosferici dell'Arta. In caso di emergenza anche i mezzi di soccorso hanno difficoltà. L'altro giorno una persona che aveva accusato un malore sulla Ss16 è deceduta durante il trasporto in ospedale.